mercoledì 26 settembre 2012

Sapere o non sapere?


E' meglio sapere o non sapere?

Mi pongo spesso questa domanda molto spesso. E ancora non ho trovato una risposta...per me è come la storia dell'uovo e della gallina.
Analizzo ogni volta entrambe le possibilità, ma sfortunatamente non arrivo mai ad una conclusione. Oppure ci arrivo, e poi la rinnego, e poi cambio e poi......

Naturalmente io mi rifaccio alle mie esperienze personali, di quello che so e  che non so, e di quello che non dovrei sapere e so, e forse era meglio non sapere, o di quello che non so e che mi piacerebbe sapere.

Da che mondo è mondo si sa che "occhio non vede (o non legge) e culo non rode", però in questa situazione di "non sapere" ci si arrovella la mente (e nel mio caso l'intestino) dietro a tanti pensieri, idee e congetture senza nessuno che possa confutare o confermare i tuoi "voli pindarici" o per dirla come era solita la mia professoressa di Lettere al liceo (!) "masturbazioni mentali" - delicatissima la prof - e non è bello! Ma soprattutto non fa bene al fegato!

Pero' è pur vero che quando per puro caso, veniamo a conoscenza di qualcosa che non dovremmo sapere, la sensazione è un'altra, e qui ci sono anche due diversi tipi di reazioni:
-Se quello che veniamo a sapere è una cosa bella, o che per noi rientra nelle cose belle, allora ci diamo da soli le pacche sulle spalle, per essere riusciti ad ottenere questa informazione e cerchiamo magari di andare anche più a fondo per scoprire altro che ci dia beneficio.
-Se invece scopriamo cose che non ci aspettavamo o che ci fanno rimanere male, allora non solo l'intestino comincia a volteggiare su se stesso in maniera scomposta, ma malediciamo anche il momento in cui ci siamo messi li', in tutti i modi a voler sapere.
Cinquanta e cinquanta.

E dunque torniamo all'inizio.
Sapere?
Non sapere?

Ho scelto quello che preferisco, perché alla fine è quello che faccio sempre: cercare, cercare e sempre cercare (in TUTTI i modi) di sapere.
Qualsiasi siano le conseguenze, perché almeno ci si rende conto con chi si ha a che fare.

Forse la mia è più "curiosità", che amor del vero, ma com'è che diceva Dylan Dog?

"Si dovrebbe vivere se non altro per soddisfare la propria curiosità"






1 commento:

  1. Io in proposito non ho dubbi: scelgo di sapere, o come dici tu, cercare sempre di sapere il più possibile. E' chiaro, ci sono alcuni rischi e anche NON piccoli: uno ad esempio è che potresti soffrire di ciò che hai saputo... un altro è che potresti essere costretto a cambiare idea (e per una molto convinta delle proprie idee come me...!)e magari anche vita... un altro rischio è che potresti dover dire addio a qualcuno che ritenevi importante o peggio fondamentale... un altro, non secondario, è che potresti incappare, pur in buona fede, in notizie false... Il problema, cara Germana, è che secondo me, accettare tutti questi rischi non è nè troppo pericoloso, nè crea sofferenze così grandi da preferire gli anestetici del NON-sapere...la verità è che SAPERE e VOLER SAPERE per poter scegliere e nel nostro caso di mamme anche per poteer provare a educare comporta IMPEGNO: è faticoso leggere 4 o 5 giornali al giorno, spulciare il web, conffrontarsi con gli altri per districarsi tra notizie e opinioni, è faticoso sedersi e ascoltare il partner che ti spiega perchè gli rode il culo e ti sta trattando male, è faticoso stare lì a cercare tutte le versioni di una storia per non far finire un'amicizia, è faticoso andare a cercare Dio e soprattutto mettersi in contatto con Lui e provare ad aprirci un dialogo, è faticoso leggere libri dei tuoi autori NON preferiti, è faticoso mettere nel lettore un cd di musicisti che ancora NON conosci...................MA, ALTRIMENTI TU, ONESTAMENTE, LA CHIAMERESTI "VITA"???????????

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